VEGANCOACHBIO percorsi olistici

Occuparsi di se stessi nel corpo e la mente ecco cosa si propone di fare la filosofia del VEGANCOACHBIO pensiero e azione del coach per se stessi

promuovendo una sana alimentazione vegana e vegetariana Anna Luana Tallarita in prima persona promuove questa filosofia di vita e nei suoi Atelier

Offre il servizio di coach olistico

Cookbook il nostro libro vegan

di Redazionein Bio, Libri, Life coach, Mangiare sano, Ricette, Veganon Pubblicato ilMarzo 27, 2023

Vegancoachbio è lieta di presentarvi il libro di ricette vegane, che vuole essere un manuale di cucina vegana e di filosofia, come scrive nella prefazione, la dottoressa Al. Tallarita, antropologa scrittrice vegana, studiosa della materia.

Le ricette che troverete sono tutte bio e vegane, senza la presenza di ingredienti di origine animale.

Per aiutare chiunque si approcci al viver sano, a cucinare in modo creativo e alternativo, nonché ottimo, tutti i meravigliosi prodotti che la natura ci concede .

Dalla prefazione:

” Vivere sano vuol dire molte cose. Innanzi tutto è vivere cercando di evitare il più possibile le condizioni di stress.

Respirare. E subito dopo mangiar sano.

Sono i due aspetti primato del vivere e per il corpo di restare in vita.

Ma affinché si possa vivere in modo sano bisogna imparare a cucinare sano i vari alimenti. E poi per chi vuole intraprendere un reale percorso di benessere e che lo senta nelle proprie corde, intraprendere un percorso vegano o vegetariano …”

Altallarita,Benessere,Bio,Libri,Mangiare sano,Ricette,Vegan

Respirare è vivere:

il corso Benessere olistico, Bio, Cura di se, Life coach

Il corso ha lo scopo di fornire le basi teorico-pratiche per respirare meglio e bene. Eliminando le abitudini che portano ansia e stress .Respiriamo utilizzando il diaframma anche durante il giorno e durante le quotidiane attività.Contenuticome respirare tranquillamente

Respirazione silenziosa

Esercizi di respirazioneDestinatari

Il corso è aperto a tutti

Iscrizioni e informazioni: Segreteria@annaluanatallarita.com

TAGBenessere,Bio,Corsi,Life coach,Respirare

L’inutilità distruttiva del senso di colpa

Pubblicato il Giugno 9, 2023

di Al. TallaritaIl senso di colpa è un sentimento particolarmente distruttivo, ma anche altresì inutile e dispersivo, in quanto non propositivo, che genera dolore e dramma. Entro una visione assolutamente catastrofica della propria persona e del proprio operato. Fortemente autodelimitante.Rispetto alla sana opportunità invece di accogliere se stessi nel proprio tempo. Percettivo e vitale, del pensare e dell’agire. Operando le proprie scelte e le proprie azioni in linea con il proprio tempo.Là dove l’importante sia, invero, dare il massimo di quello che si è, in quanto persona, che sogna e crea agendo, il proprio potere personale, evolvendo se stesso nel mettere a frutto i propri talenti. Mettendo in gioco il proprio potenziale, restituendo per se stessi, anche all’universo circostante, il massimo del proprio reale potenziale umano, spirituale, di pensiero e di capacità di azione.Azione, che per essere pienamente compiuta, necessita di un previo lavoro di pulizia, di ogni sentimento negativo o di frustrazione, precedentemente accumulato. Nonché da sentimento di colpa e altri sentimenti, generati dall’intervento di persone esterne al proprio io. Che hanno depositato dentro di noi materiali di scarto. Completamente inutili alla evoluzione personale. Spesso distruttivi e non costruttivi e atti a minare la particolarità della personalità.L’unicità della persona.In un tentativo di normalizzazione, all’interno di un contesto normativo di regole morali ed etiche, rappresentative solo di un determinato e delimitato contesto sociale.Ma non rappresentativo, delle milioni di realtà percepibili, che si costruiscono in base ad altrettante norme o moniti o funzioni normativo sociali, contestualizzabili.Liberarsi dunque da una materia ancorante. Che trattiene. Tra regole previamente stabilite, ma non definitive. E nè le migliori possibili per chiunque. Mutando il contesto, infatti, mutano le necessità normative e le regole. Nonché tutto ciò che di morale e etico si muove attorno.All’interno di una chiara visione, in cui la realtà è solo una possibile e parziale dinnanzi al tutto. E alle infinite possibilità, delle altre realtà, che possono crearsi ed essere generate.Unico limite a questo, sarà sempre e solo la soggettiva immaginazione. E il sogno.La dimensione del sogno è primaria per l’essere umano. Dimensione attraverso cui pensa, genera e crea.Realtà.Società.Nuove immaginate.Plasmando su queste nuove creazioni vivibili, nuove norme e regole.E tutto questo, deve poter essere compreso, nel corso di una banale quotidianità.Quella che ci vede umani, alle prese con la materia del corpo e dei bisogni primari.Oltre che a quei bisogni sociali, che vanno affrontati nei contesti, in cui siamo stati generati.Ora, quando si innesca il sentimento di colpa vi è la tendenza a pensare che si stia trasgredendo a qualcosa di normativo. All’interno di un contesto etico e morale di riferimento. Ma se questa funzione decade, all’interno di un più ampio contesto, in cui ogni comportamento è accettato all’interno di un nuovo sistema di regole e norme, da singolo individui, o di gruppi più ampi, allora il termine di paragone decade.E con esso la colpa, generata dalla prescrizione morale. E questo deve fare meditare.Rimorso e rimpianto, così scaturiscono, si, ma sono incapaci di costruire o creare una soluzione atta a colmare il vuoto creatosi, dall’atto mancato o rimasto incompiuto. Procedenti altresì nell’innesco di un sentimento di inutilità e frustrazione interiore, derivata dall’impossibilità di apportare utile soluzione.L’incapacità di azione che ne deriva, implica una caduta nella propria autostima in termini di potere agire. E cioè di potere personale.Decisionale. Creativo.Ecco perché il senso di colpa non è un sentimento utile né come monito di spinta reattiva né per la risoluzione di qualcosa. Né come risposta ad una mancanza, generatasi per questioni, non sempre legate a fattori personali o in cui di ha diretta capacità decisionale. Ancora peggio se il senso di colpa, di innesca su fattori sopraggiunti ad azioni non dirette. Conseguenze di fattori e persone esterne a sé.Ne deriva, pertanto, che il senso di colpa sia fortemente collegato al contesto sociale e normativo di riferimento, in cui questo si scaturisce, all’interno del soggetto. In quanto compreso in un sistema normativo, all’interno del quale, vi è il giudizio morale ed etico su quello che sia giusto o quello che sia sbagliato.Modificando tali norme, si modifica il concetto stesso della colpa.Nel momento in cui si innesca questo tipo di atteggiamento autodistruttivo, si possono innescare oltretutto, dei pensieri ossessivi di tipo ruminante. Auto-inflizioni dirette o indirette, da parte della psiche. Ecco perché questa abitudine deleteria, si pone alla base di moltissime patologie psicopatologiche.E di atteggiamenti ossessivi.

TAGAnna Luana Tallarita,Benessere,Life coach,Psicologia,Senso di colpa

Il percorso di consapevolezza

Pubblicato il Giugno 7, 2023

Di Al. Tallarita

L’approccio al cambiamento e alla consapevolezza, è un approccio unico, che ha a che fare con delle regole, chiaramente condivisibili a livello umano, ma poi quello che succede a livello individuale, è qualcosa di unico e di irripetibile.Che avviene, in determinati momenti della nostra vita e comporta anche dei grossi sacrifici personali. Perché significa mettere a nudo se stessi, mettere in gioco quelle che sono state le ragioni e convinzioni, che ci hanno tenuto in piedi fino a quel momento, per decidere di decomporre tutto e di ricomporlo.Attraverso una nuova visione del mondo e di sé.Con-sapevolezza, deriva infatti dal sapere, ma è una nuova visione, un nuovo sapere, che si innesca all’interno del percorso individuale.E che rientra in quel fattore di autodeterminazione, che ogni essere umano può compiere di se stesso, nel momento in cui prende visione di quella, che può essere la vita nuova, rispetto a tutto quello che ha vissuto fino a quel momento.Ovviamente, attraverso un enorme dose di responsabilità. Che si acquisisce nel momento in cui ci si rende conto, di quale sia il proprio potenziale, di quanto è stato fino a quel momento sviluppato e di quanto ancora, in verità, si potrebbe dare.Perché, rendersi consapevoli di se stessi e rendersi consapevoli dei propri talenti, naturali e potenziati, nel corso del tempo, con l’acquisizione dell’esperienza, porta a degli ottimi benefici personali, ma implica anche una grande dote.Che è quella di accettare, responsabilmente, il proprio potenziale. Svilupparlo fino in fondo, senza scusanti, senza mezzi termini, senza rinvii, senza paure.Perché poi il cuore di tutto questo freno a se stessi, è la paura. Nel momento in cui questa viene sorpassata da una dose di coraggio e un pizzico di follia, automaticamente si può osare laddove fino a quel momento si è cercato di non farlo.C’è chi questo percorso riesce a trovarlo da solo e a innescare una molla interiore, che cambia totalmente la sua vita, c’è chi invece ha necessità di una sorta di coach. Di un maestro, che faccia vedere la strada.Teniamo presente, che in qualsiasi lettura che ci possa ispirare a una curiosità, rispetto a quello che può essere un cambiamento interiore che poi porta ad una reale nuova consapevolezza, tutti nel corso della nostra vita siamo maestri e allievi, in varie fasi di questa.Siamo sempre chiamati ad apprendere , ma anche a condividere, le nostre esperienze e insegnarle e anche questo all’interno di quel percorso di responsabilità, di cui si accennava. Di certo a ben vedere È la consapevolezza delle proprie potenzialità, che può fare iniziare, un nuovo percorso interiore.È ancor più di quelle che ancora possono, essere scoperte e questa scoperta, avviene iniziando a prendersi cura di se stessi, nel profondo prendersi cura fisicamente e mentalmente.Prendersi cura di se stessi ma anche delle persone di cui ci si circonda. Anche nella forma del rispetto dei propri desideri, del proprio bene, della propria felicità. Evitando atteggiamenti che puntino di ad accontentare gli altri, dimenticando se stessi. Alla ricerca di un’applicazione o compiacimento che mai arriva.Ricordiamoci che anche approcci morali o religiosi sottolineano, di come l’essere umano debba poter sì fare il bene degli altri, ma partendo dal proprio benessere.Quell’ ama il prossimo tuo come te stesso, universale, né più né meno di se stessi, il proprio potenziale, attraverso la cura di sé. Al fine di una evoluzione che apre nuovi scenari all’individuo, nei confronti di se stesso.Quello della consapevolezza, è un sapere molto profondo, che va a toccare i meandri dell’individuo, che solitamente restano celati per molti anni o addirittura per chi non ce la fa, anche per tutta la vita.Si tratta di un vero e proprio sapere interiore.Completamente integrato nella natura stessa dell’individuo, coerente ad ogni sua percezione, ad ogni sua azione, ad ogni suo pensiero, ad ogni sua sensazione.Come un tutto completo.Ove tutto è coerente, alla propria natura ultima. Atta a condurre l’individuo realmente, al centro del proprio potenziale.In modo coerente, fa comprendere alla persona, chi è, dove sta andando e dove può ancora arrivare.Rendendo la materia del sogno, una materia realizzabile creativamente.Evolversi personalmente, è proprio questo, è rendersi conto di dove sia arrivati e di dove si può ancora arrivare, prendendo coscienza di tutto quello che si è vissuto. Come esperienza, che ci ha fatto essere chi siamo nel presente.E come questo, abbia cambiato il nostro mondo di essere.Riuscire ad avere questa consapevolezza personale, ci porta a vivere un presente pieno, che poi sarà la base di un futuro ancora sconosciuto, ma in cui proiettare i propri obiettivi nuovi.Solo il presente è certo. Così come il passato rimane solo nei nostri ricordi e il futuro sarà una conseguenza di un adesso pienamente vissuto, ma ancora inesistente.Questo cambiamento favorisce l’incontro di altre consapevolezze. Diventare consapevoli di se stessi e incontrare altri, che si trovano nella stessa posizione, vuol dire poter unire le forze ed agire insieme, concretamente, nella realizzazione di sogni ed obiettivi più ampi.Avere consapevolezza di se stessi, significa riuscire a riconoscere se stessi. Riconoscere i propri talenti, riconoscere i propri punti di forza, sapere anche quali sono le limitazioni e i difetti e utilizzarli a proprio favore.Riuscire a sognare con l’innocenza di un bambino, ma poi mettere in pratica, attraverso delle strategie concrete, dei percorsi che possono portare alla realizzazione di questi sogni, concretizzandone la portata fattiva e materiale.Riuscire a sognare in grande, significa non avere paura di quello che la propria mente creativa può realizzare.Che molto spesso non viene realizzato, proprio perché il sabotaggio, parte dalla mente stessa dell’individuo, poco consapevole e impaurito.L’universo, che semina con le sue leggi anche nella vita individuale i suoi doni, spesso tende a volersi riappropriare di tutto quello che ha donato all’essere umano. E lo fa attraverso l’azione dell’individuo, che consapevole di sé stesso, grazie ad un illuminazione interiore, riesce a fare del bene a se stesso, e le positive conseguenze riguardano anche il mondo circostante.Proprio riuscendo a sfruttare, tutto il suo potenziale, la cosa fondamentale oltre questo processo interiore, è il discernimento che si può avere nei confronti degli altri individui, che si avvicinano perché nel momento in cui avviene un percorso di consapevolezza e di illuminazione interiore.Apparirà palese, chi sono gli individui che camminano verso le stesse frequenze e quelli che invece tendono a trascinarci in un baratro, fatto di insicurezze e di invidie e di paure e di sentimenti tutti inseriti nell’ambito della negatività.Essere consapevoli, significa anche avere conoscenza profonda di se stessi, del proprio comportamento, delle reazioni che si possono avere con gli altri, nelle varie circostanze. sia per prevederle sia per utilizzarle al proprio favore. Così anche per poter andare via, nel momento in cui si sa che ci si potrebbe trovare in una situazione di crisi, nei confronti di individui che possono essere negativi per il nostro percorso, e che innescano atteggiamenti provocatori, ma anche solo per il nostro stato d’animo.Si ha anche, un’ ulteriore chiarezza di se stessi, dei propri desideri, di quelle che sono le situazioni da ripetere, di quelle che sono le situazioni da evitare.Tutto quello che ci ha fatto stare bene e male, nel corso della nostra vita. Essere consapevoli, significa discernere fra questo tipo di istituzioni e scegliere quello che sono più consone nella nostra persona, in quella fase specifica della nostra vita.Pone anche in chiaro, quale sia il percorso per i propri desideri, il riconoscimento dei propri bisogni, delle proprie necessità personali, individuali, sociali, economiche, materiali, morali, intime, etiche.Porta conoscenza profonda ed emozionale dei propri stati d’animo interiori.Avere consapevolezza significa anche sapere quali sono i pensieri, che possono auto limitarci, quali sono le paure e come superarle e come fare per non cadere negli stessi tranelli, che la nostra stessa mente può presentare.Sono molte le fasi che attraversiamo nella nostra vita, nel percorso di consapevolezzaNel momento in cui questo agire, porta all’illuminazione, si arriva ad una comprensione superiore delle cose, dei fatti, del materiale a disposizione, che può essere manipolato, per la realizzazione dei propri sogni.L’ illuminazione va al di là della stessa percezione soggettive, perché allarga la percezione personale, fa comprendere quanto la realtà non sia una, ma dipenda dalla percezione di questa e dai punti di vista.E sono tante realtà, quante le percezioni possibili, prendendo coscienza, di quanto molto spesso, la nostra attenzione si ponga davanti a un chiodo, che sta lì appeso, accanto ad un portone spalancato. Anziché quello stesso portone aperto sull’opportunità.Il percorso per la conoscenza profonda di sé, può essere un percorso fatto in solitaria, in cui ci si incontra a volte con delle personalità, illuminate, che lanciano degli input, oppure può essere fatta attraverso l’ausilio di un maestro o di quello che oggi noi definiamo, un Life coach.

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Altallarita,Anna Luana Tallarita,Benessere,Bio,Biolife,Consapevolezza,Illuminazione,Life coach

Noi cosa siamo ?Siamo quello che mangiamo. E se mangiamo sintetico Cosa siamo?…..

Pubblicato ilAprile 1, 2023Di Al. Tallarita

Noi cosa siamo ?Siamo quello che mangiamo.E se mangiamo sinteticoCosa siamo?…..Dunque, per combattere la fame de mondo.. la carbonara non è italiana, la ricetta del parmigiano reggiano è quella del Wisconsin,dove restano gli eredi degli immigrati italiani, la pizza è americana…Il vino fa rimpicciolire il cervello e via di castronerie.La cultura alimentare, è ovviamente fatta di commistioni e importazioni, è storia e cultura. La vanuta dei militari americani e la necessità di cucinare per molta gente piatti nutrienti porto alla carbonara con uova e pancetta (guanciale). Ma comunque commistione. Dal pomodoro, al cacao, alle patate, al caffè. Ma è anche frutto di scelte finanziarie.È certo che l’eccesso uccide. Che l’eccesso del consumo di alcool e tabacco carni rosse e via discorrendo uccida. Ma che per la carne sintetica, si facciano biopsie agli animali vivi, sui loro feti…Ebbene questo, alla battaglia ideologica a cui siamo sottoposti, non conviene condividerlo. Né negli articoli né nei social dei mesterianti dell’informazione costruita. Ormai praticamente restiamo solo pochi battitori liberi.. illusi costruttori e difensori di culture, diversità e alterità come valori da conoscere, condividere e con cui confrontarsi.E intanto infatti, è in Usa che l’obesità impera, col suo consumo di centinaia di chili di carni e ancora in Africa c’è chi ne consuma zero.. e non per scelta.Disequilibri della modernità o follia umana nello sfruttamento delle risorse naturali. Poco importa.I fatti hanno la meglio.E i ristoranti, che già servono la carne sintetica nei piatti, cercano il modo legale, per esentarsi dalla responsabilità, di eventuali effetti avversi in futuro.E intanto il cibo sprecato, è il venti percento circa di quello prodotto. Vengono buttati centinaia di chili, di alimenti ancora commestibili. Scaduti. Rovinati nel trasporto. Cucinati e non venduti nella grande distribuzione. E ancora oltre.E intanto, il cibo che è cultura in Italia, potrebbe diventare patrimonio dell’UNESCO.Ma se nudità bellissima dell’arte non è solo hard ma addirittura porno, figuriamoci il gusto e il palato. La pornografia vera, è l’ideologia del gusto, del cibo, della cultura alimentare e del piatto. Su cui il processo ideologico vi è finito.Ma la persona umana può nutrirsi di ideologia, senza guardare alla natura, alla qualità, alla realtà, oltre la costruzione scientifica, che sintetizza ciò che in natura è già completo di per sé?E la nostra bellezza, quella della nostra cultura dei nostri prodotti agricoli, di tutti quegli ingredienti, che hanno dato vita a piatti, che sono arte, amore, cultura e bellezza riconosciuta in tutto il mondo, perché, deve essere posta sotto attacco?Quando già i casi naturali, come la siccità e il maltempo, è il cambiamento climatico che ci porta alla tropicalizzazione, già reca sue problematiche, che stressano la produzione alimentare.E non parliamo della filiera della produzione alimentare e di tutti coloro che vi lavorano.Per produzione, l’Italia è al primo posto del vino ma a vendere e a prezzi maggiori, è la Francia.Lo sguardo antropologico, di ogni singolo aspetto è fondamentale. Dalla vita delle piante, il cui unico scopo è la riproduzione della specie, che poi producono ciò che diventa prodotto di gusto come il vino, a quella delle altre specie animali, fno a noi, che tutto ciò, ci siamo presi la briga di raccogliere, correggere, gestire, modificare, consumare e vendere.Siamo sicuri che stiamo andando verso la strada giusta?Fermare la ricerca non è mai buona cosa comunque, ma l’onestà intellettuale anche. Almeno fino a che l’essere umano, vorrà manifestare se stesso, creando un sottile equilibrio, tra scelte etica e morale, la ricerca, resterà fondamentale.Ma la libertà di scelta, che verrà anche dai nuovi processi e dai loro esiti produttivi,non deve essere giustificazione indiscriminata, della distruzione culturale identitaria dell’Italia e con questa del cuore dell’Europa.E l’Europa verso dove vuole andare?Attenzione. Perché in gioco è la cultura stessa da cui l’Europa nasce.La globalizzazione, del sogno di magnati come Bill Gates, che nel sogno utopico, dell’aiuto all’umanità, di far mangiare a tutti nel mondo, la stessa porzione e dello stesso cibo, più che equilibrio e uguaglianza, senza mettere in dubbio le motivazioni nate in ambito filantropico, sembra un pericoloso comando, nelle mani di pochi, di tutta l’alimentazione.Siamo quello che mangiamo.Ma ognuno dentro una cultura.E anche ognuno dentro se stesso.Io per esempio sono vegana. Da sempre. Da bambina. Ma non impongo agli altri la mia cultura. Il mio approccio alla vita e all’alimentazione.E il rapporto con la natura e gli altri animali. Che amo curo e rispetto, nella loro vitalità.La condivido, la mia cultura.Di certo, il consumo minore di proteine animali, prediligendo quelle vegetali, può essere una scelta vincente .È creare una nuova consapevolezza sia alimentare che di vita e benessere olistico.La dove ci sia consapevolezza, tanto per sé stessi quanto per gli altri esseri viventi. Contro gli allevamento intensivi.Contro l’inquinamento atmosferico.Prodotto anche dai gas di origine animale.Ma ciò che è necessario è la libertà sana.E la garanzia di questa nel rispetto degli esseri viventi e dell’ambiente, in cui, vorrei ricordarlo, siamo ospiti,non padroni.TAGAlimentazione,Ambiente,Benessere,Bio,Carne sintetica,Equilibrio,Mangiare sano,Sostenibile,Vegan

Quel tempo in due dimenticato.

Consapevolezza del vivere naturalmente Parte 1di Redazionein Benessere olistico, Bio, Cura di se, Life coach, Risparmio energetico

Di Al. Tallaritaparte 1

Ho scritto quest’articolo nel 2014

Per il comune sentire, la possibilità di vivere come si viveva prima della avanzata tecnologia, non è pensabile o possibile. In questo articolo difendo l’opposta teoria. Vivere oggi come prima degli anni cinquanta.Arrivando a quando la corrente non era presente in tutte le case, e benché meno esistevano gli elettrodomestici, quali il frigorifero la televisione e il resto. Creati con l’illusione di fornire forme di felicità fittizie per la persona umana.una felucita oagabike a rate.Venduta attraverso slogan pubblicitari di mogli relegate in casa sorridenti al lato dei propri elettrodomestici. Relegando invece sempre più l’umanità progredita in un profondo e alienante isolamento. Nel chiuso di case fintamente animate da vite altre, quelle elettriche, e meno da vite umane. Si perché quello che palesemente a mio avviso creano gli elettrodomestici non è una facilitazione dei compiti da svolgere in casa, quanto la possibilità di lanciarsi dritti verso um consumismo esasperato e esasperante.Questo alla luce di quanto accade.Nel momento in cui per esempio si pensa al tempo impiegato per compiere un azione, che serve nella sua naturale condizione, a rendere piena l’ esistenza di cose da fare. E quanto di contro la velocità, propinata dalla tecnologia, non renda oltre modo banale, scontata, superata, mediocrizzata dalla stessa velocità con cui la si fa, qualsiasi azione derivante dall’uso di un processo tecnologico ed elettronico.Questa mia, chiaramente non vuole essere un intenzione di regresso, quantomai la possibilità di pensare che oggi più che mai si sia sempre e comunque davanti a uma possibilità di scelta.

Vivere il proprio tempo entro una dimensione spazio temporale umana, il cui tempo scandito sia quel della persona, vale a dire quello dei piedi che camminano e vanno a piedi, ci riporta a una dimensione di naturalità quanto meno dimenticata dalla società contemporanea.Questo tempo da riscoprire e assaporare é altresì il tempo della luce e del buio, quelli naturali. Del ciclo naturale della notte e del giorno e dei cicli biologici tanto del corpo quanto dell’universo.Ritrovare il nostro tempo, quello del battito cardiaco, significa riportarci a una dimensione di umana e física ragionevolezza. Dove il cammino di crescita possa svolgersi pienamente, dentro un universo migliorabile, e il cui equilibrio nel tempo è stato fortemente minato dai poteri economici e finanziari, che spesso e volentieri per ragioni puramente materiali, velocizzando i cicli naturali, solo al fine di aumentare i consumi e pertanto gli introiti, calpestano la naturale dimensione della vita.Un criceto che corre esasperato all’accumulo e al consumo. Ecco a cosa ridotto l’uomo anche ignaro del fatto che i denari depositati nelle banche, appena depositati, smettono di essere veri, divenendo numeri virtuali riducibili allo zero in pochi istanti.Cancellando i sacrifici magari di una vita.Voler vivere cercando di dimenticare tutto questo vuol dire nascondere la testa sotto la sabbia. Fare la scelta della paura. La scelta di non credere al cambiamento alla resurrezione alla nuova vita. Scegliendo l’oscurità.

Voler rendersi conto, radicalmente fare dei sostanziali ma semplici cambiamenti nella vita quotidiana, vuol dire smontare un potere occulto che trama per il bene dei pochi e sempre più ristretti gruppi umani. Divisi tra obesi e morti da malnutrizione.Allargando oltre misura quella forbice di disparità e disuguaglianza nel mondo tra le popolazioni. Risparmiare l’acqua, lavarsi con acqua raccolta nel lavabo e non che scorra e si sprechi, vuol dire tanto. Per fornire da bere a chi non usufruisce di tali risorse.La guerra per l’acqua il nuovo oro è prossima.Inoltre il consumo a casa e la riduzione delle bollette vuol dire spendere meno.Lo sperpero implica consumo e corsa all’accumulo. La ruota può essere consapevolmente fermata, da ognuno è con la ragionevolezza di tutti.Inutile poi porsi dalla parte di una teorica intellettualità, senza mettersi in prima persona a cambiare le regole dall’interno.

Sperimentando una dimensione umana più vicina alla natura stessa dell’individuo.Di quel tempo in due dimenticato.Del ciclo naturale del giorno e della notte. Del tempo esatto insito in ogni azione.Un tempo che abbia il tempo di compiersi dentro l’azione stessa del fare e non un tempo già altro da sè. Che guarda alla conclusione repentina di ogni azione, avidamente proponendo già la fine della stessa. E all’idealizzazione di una nuova azione che attende nel futuro.Una sorta di cannibalizzazione del fare atto dopo atto.Privato della metabolizzazione tipica di ogni processo.Tale premessa teorica giova da cornice alla sperimentazione empirica che qui propongo e che riguarda la possibilita’di vivere normalmente, per quanto tale parola non significhi altro se non: “rispondente alle norme comunemente accettate da una società, e pertanto appunto non assolute.”

Dicevo di vivere senza l’ausilio di comuni moderni oggetti che sembrerebbero essere insostituibili. Chiaramente la frenecititá della vita e un deterrente della sua più alta qualità e ciò va tenuto presente .Ma mi chiedo quanta responsabilità ha questo modello venduto di velocità.. velocità, fretta, stress nel meccanismo del criceto che corre dentro al sua ruota senza mai fermarsi, ne raggiungere lo sperato obbiettivo,metafora rappresentativa nel vivere moderno?Lavorare di più per produrre di più e più in fretta e più velocemente…un dictat propinatoci a partire dalla seconda rivoluzione industriale.

Ma a cosa ha portato forse alla felicità e soddisfazione piena dell’individuo, giunto a spiegarsi il mistero della esistenza? Non di certo.E allora a cosa conduce tutto questo processo che appare finalizzato si alla felicità ma di pochi? All’esaurimento della persona.Si perché il corpo geneticamente non si é poi così tanto evoluto tanto da cambiare radicalmente da quello che centinaia di anni orsono viveva un’altra dimensione molto più umana al tempo della natura stessa dell’uomo.La mancata preparazione del nostro corpo a questa mutante e forzata dimensione temporale, votata alla velocità che siamo costretti a vivere, per imposizione di un sistema che veder la massa come fatta di numeri atti a comprare e consumare fa sì che le malattie derivate dallo stess, fino hai tumori di ogni sorta e alle malattie immunitarie siano lo spettro contro cui combattere.Ma si tratta si una lotta contro i mulini a vento di donchisciottesca memoria. Dato che se non si torna, scegliendo di fermarsi, a una dimensione temporale pensata e respirata al ritmo del battito cardiaco e del tempo dell’andare naturale del corpo che cammina. Si arriverà ad un processo di autodistruzione senza ritorno.

Basta poco quotidianamente per ripristinare quel respiro lento e diaframmatico. Meditato e pensato da attuare nella quotidianità. Per esempio riscoprire il piacere di far la spesa nei mercati o nelle botteghe di rione. Comprare prodotti di cui i conosca la provenienza. E comprarli freschi di settimana in settimana o meglio di giorno in giorno evitando così di conservarli in frigorifico per poi buttarli dopo poco.Perché già alterati dall’iniziativa fragranza.Il frigorifero ad esempio è un elettrodomestico di cui si può tranquillamente farne a meno.

Basta a comprare prodotti freschi atti a essere consumati in due o tre giorni e non congelare forzatamente tutto.le statistiche chiaramente palesa no quanto nella media gran parte di tutto quanto è conservato in frigorifero finisce nella spazzatura.Pur sapendo inoltre quanto i processi di congelamento e di scongelamento siano causa di malattie del corpo. È risaputo trattasi di processi che alterano le proprietà organolettiche degli alimenti.E allora laddove si possa fare una tale scelta perché non compiere e riscoprire la dimensione di un’alimentazione sana fatta di alimenti sani a kilometro zero? Di freschezza e genuinità.Riportando noi stessi a una dimensione umana più consapevole del nostro corpo, della natura e del rispetto degli altri animali.

Vivere bene é imprescindibile da questo generale equilibrio tra noi e il resto dell’universo.Io vivo da oltre 5 anni senza frigorifero seguendo un alimentazione da oltre 15 anni per lo più vegana, pregando, viaggiando naturalmente vivendo il momento presente animata da un sentire ajurvedico,e da uno stile di vita anticonsumistico, spartano, dove mi ritrovo liberamente a pensare e leggere “dentro e fuori la cassa” le incongruenze del sistema.

E ho combattuto il Lupus eritematiso sistemico con queste pratiche di vita.

TAGBenessere,Bio,Biolife,Life coach,Risparmio energetico,Sostenibile

QUEL TEMPO IN DUE DIMENTICATO ..

Parte 2di Redazionein Benessere olistico, Bio, Cura di se, Life coach

Di Al. Tallarita

articolo del 2017

http://video.repubblica.it/divertimento/usa-in-ufficio-come-un-criceto-la-ruota-per-fare-movimento/177803/176539?refresh_ce

A Cosa Si Arriva?Notizia: una ruota in ufficio : “E’ utile soprattutto per chi fa una vita sedentaria da ufficio e non ha tempo o voglia di andare in palestra. Una ruota da criceto sulla quale muoversi mentre si è davanti al computer. Si chiama Treadmill Desk ed è una scrivania in legno a forma di ruota, un tapis roulant dove poter correre o camminare e liberare così l’energia repressa per aumentare il livello di concentrazione. Chissà se una tale invenzione può realmente aprire una nuova era a favore di una grande produttività”.

E La Riflessione Di Altri Studiosi

Nel testo del professor Segrè Lezioni di eco stile, si trovano ad avvalorare queste riflessioni esempi vari sullo stile di vita contemporâneo, che possono far profondamente riflettere. Innanzi tutto del come abbiamo dimenticato che si consuma per vivere e non si vive per consumare. E a seguire informazioni circa il land-grabbing e il junk food, sugli imballaggi e sulle conseguenze che conducono dritti all’inquinamento. Inoltre tematiche quali la sovrapproduzione e lo spreco di risorse possono a bem dire, aiutarci a riflettere su cose comuni, che costantemente contornano il nostro agire, e del quale non ci si rende piu’ conto , a causa di una cecita’ autodistruttiva. Una facile dimenticare che conduce al vivere alterni paradossi tra giornate dedicate all’Obesità e giornate dedicate all’Alimentazione, che per casualità’ intercorrono nello stesso mese.Consumare meno e meglio, l’invito di segre’ che faccio profondamente mio, e di tutti coloro che consapevolmente intendano non celarsi dietro la dimenticanza, per vivere una vita pensata e respirata. Questo ci aiuterebbe fortemente e ridurre i rifiuti e limitare gli imballaggi. Debellare quel vírus inculcato della mente di tutti di una crescita a tutti i costi. Potenziare la nostra intelligenza ecologica ci porta a trasformare gli sprechi in una risorsa positiva facendo dei concetti di solidarietà condivisione e compassione le nuove parole motrici dell’economia .Si arriva a una sorta di cannibalizzazione del fare atto dopo atto. Privato della metabolizzazione tipica di ogni processo. La Artuso, in Eco-famiglie. Ci pone di fronte e riflessioni ed esperienze che possono aumentare la consapevolezza orientando e una eco-sostenibilita’ fattiva. Concretamente traducibile nell’azione di tutti. Consigli, come la condivisione della mia esperienza personale, che non há paura dei sacrifici e che anzi li innalza al retorno di una semplicita’ e naturalita’ che riempiono la vita. A volte i troppi agi conducono alla depressione in quanto non si riesce concretamente a riempire il próprio tempo di azioni utili a farlo sentire pieno e ricco di esperienze. Tutte quelle azioni che releghiamo alla modernita’ elétrica, ai surrogati dei nostri naturali gesti corporali, non fanno altro se non rubare le nostre naturali azioni.Pertanto il fare, l’agire com il corpo e la mente di pari passo, ci aiuta a non chiuderci, in un’alienante condizione passiva, che inesorabilmente conduce a patologie della mente e dello spirito.Essere Più Ecologici Pertanto numerosi siamo gli studiosi che aiutano a pensare come ridurre i consumi ed essere più ecologici , limitando anche le spese e riducendo i consumi spesso privi di significato, e pertanto evitabili. Rendendoci consapevoli dell’educazione in tale vertente, delle nuove generazioni, per la prosecuzione di stili di vita sostenibili.Dova la visione congiunta sai quella che il vero cambiamento parta proprio dalle piccole cose.Senza forzature, che non siano le modalità’ di un fare consapevole ognuno alla própria portata, vi sarano che piu’ e chi meno a fare dei piccoli grandi passi, dei piccoli e grandi sacrifici, per un migliore e pensato consapevole consumo, per una nuova vertente dell’economia, che si possa arricchire di parole quali: amore, condivisione, compassione , umilta’.Un testo tratto da un’esperienza di vita, Autore Devis Bonanni , ci porta a immaginare una decisione forte inusuale di un giovane che lascia tutto , il lavoro DI tecnico informatico, gli agi della comodita’ moderna per andare a vivere in campagna. Un’aspirazione, che si trasforma in concreto progetto di vita. un piccolo orto, da per un contatto più immediato con la natura e realizzare una prima forma di autosufficienza alimentare, accompagnata da uno stile di vita semplice ed ecosostenibile. Si trasferisce in una casetta di legno per dedicarsi a tempo pieno a un nuovo stile di vita frugale.Lavorare di più per produrre di più e più in fretta e più velocemente…un dictat propinatoci a partire dalla seconda rivoluzione industriale. Ma a cosa ha portato forse alla felicità e soddisfazione piena dell’individuo, giunto a spiegarsi il mistero della esistenza? Non di certo.E allora a cosa conduce tutto questo processo che appare finalizzato si alla felicità ma di pochi? All’esaurimento della persona

.BIBLIOGRAFIA

AAVV. Consumo consapevole. A cura di: Commissione permanente di studio dell’ONB “Igiene, Sicurezza e Qualità”.Roma: Aida Editore, (2016).Artuso E. Eco-famiglie. Riflessioni, esperienze, idee per una maggiore consapevolezza e un orientamento più sostenibile.Torino: Il Leone Verde Editore,(2012).Bonanni D. Pecoranera. Un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura. Venezia: Marsilio editore,(2012).Martirani G. Il drago e l’agnello: dal mercato globale alla giustizia universale.3a.ed. Roma: Paoline Editore, (2002).Moriondo C. Il manuale dell’alimentazione. Principi nutritivi, metabolismo, alimenti, dietetica, igiene, cottura e conservazione degli alimenti.Milano: Hoepli Editore, (2007).Segrè A. Lezioni di ecostile. Milano: Mondadori Editore, (2010).

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Il nuovo Rinascimento: Vivere senza elettricità? Io vivo così.

di Al. Tallarita

articolo che ho scritto nel 2014

La modernità olistica il nuovo rinascimento, non può prescindere da una visione totale del benessere umano che sia abrangente di molte manifestazioni del vivere quotidiano. Dalle cose più banali alle più importanti, che siano tutte rivolte al vero star bene. Dove però per star bene s’intende il benessere fisico e psichico reale.

Quello vissuto e percepito a vari livelli del corpo e della mente.Il pensare al proprio benessere oggi sembra appannaggio dei pochi, che avendo possibilità elevate economiche, possono permettersi di spendere cifre elevate per la cura di se stessi.A ben vedere certo è che chi ben spende meno spende. In vero pensar di curare se stessi facendosi profondamente del bene, vuol dire riacquistare la propria dimensione spirituale e física del proprio tempo.Come riappropriarsi del proprio tempo sembra l’enigma che molti dei guru New age cercano di vendere con formule precise e unguenti miracolosi. Ma è tutto molto più immediato semplice e alla portata in vero di tutti.Ma attenzione, di tutto coloro i quali intendono vedere. Che guardano nella profondità delle pieghe della quotidianità per vedere. La verità è per tutti. Il principio é riuscire a riconoscerla.A vederla nella sua interezza tra la miriade di cose inutili che ci contornano e impediscono di respirare.Per vivere secondo quel respiro naturale, diaframmatico, che solo facciamo ormai quando in posizione supina stiamo dormendo. Ma che è la naturale respirazione per stare dentro il nostro equilibrio. A ritmo del nostro andare naturale. Argomento che tratteremo in atri approfondimento sulla respirazione. E sul fatto che vivere voglia dire ben respirare.Tornando a quanto si proponeva, riappropriarsi del proprio tempo vuol dire lavorare meno.

Ma non parliamo del lavoro fatto con passione,che si ama fare profondamente e in cui si pone la giusta quantità di energia, da canalizzare in attività utili a se è al prossimo. Lavori pertanto che siano motivi di crescita spirituale e collettiva. Quanto quelle attività protratte con odio. Accondiscendenza, rabbia, nervosismo che sono fonte di malattia e che minano qual processo di realizzazione e felicità per sé stessi, che siamo per ognuno di noi, tenuti a compiere.Lavorare per guadagnare ha a che vedere con cosa si pensa sia necessario per sé stessi o per la propria famiglia.Non solo per esigenze di base: una casa (che tipologia?) Pagare le bollette (che tipo di consumi?) Acquistare il cibo (come e casa si mangia?) Comprare mantenere un auto (per cosa serve?).Ma anche per essere soddisfatti, star bene, in qualche forma per una ricerca della felicità.Ma a ben vedere cosa ci rende felici se non proprio la possibilità di avere tempo libero?Da spendere in attività per noi piacevoli e spesso non legate al consumo in se quanto in vero alla natura; come passeggiare e compiere attività fisica all’aria aperta solo e in compagnia, visitare amici parenti e luoghi.Chiaramente ognuna di queste azioni può avere o non avere dei costi.

A volte minimi a volte azioni gratuite completamente.Una questione, che ha a che vedere col fatto che la società consumistica impedisce di pensare ognuno in base alle singole esigenze. Proponendo il raggiungimento di modelli a volte inafferrabile. Questo distanziamento dalla realtà, versus una realtà inesistente pertanto virtuale, crea false aspettative. Dalla delusione di queste false aspettative ne deriva una depressione, un’ infelicità una delusione, anch’esse pertanto false. In quanto create da una falsa premessa.La felicità è dietro l’angolo ed è molto più vicina possibile e palese da vedere per chi guarda per trovarla davvero.Essere felici significa approfittare della propria naturale condizione. Degli istanti di condivisione del bello, della natura,dell’aria aperta, del proprio tempo nel proprio spazio consapevoli della propria realtà.È chiaro che la dimensione del sogno non viene elusa da tale riflessione.

Ma si tratterebbe di un sogno sano che ci consente di porci obiettivi da perseguire e raggiungere.Di sperare ma non di illudersi. Di avere desideri senza crearsi false aspettative.Tornando alla questione :Lavorare per guadagnare ha a che vedere con cosa si pensa sia necessario per sé stessi o per la propria famiglia.Non solo per esigenze di base: una casa (che tipologia?) Pagare le bollette (che tipo di consumi?) Acquistare il cibo (come e cosa si mangia?) Comprare mantenere un auto (per cosa serve?)Cerchiamo di rispondete ad alcune domande:La società a cui apparteniamoE come tale una tra le moltissime presenti al mondo, non l’unica, nè la migliore o quella che detta dictat assoluti non discutibili.E che pertanto pur rispettandone le norme, come facenti parte a essa, possiamo rivalutare a nostro modo molti presupposti pensati e ritenuti oggi immutabili.

Per esempio quelli legati alle esigenze di base.pertanto analizziamo insieme le molte opportunità.“Avere una casa (che tipologia?) ”Comprare una casa : si ma solo se l’indebitamento da affrontate non compromette tutto il resto della propria vita dentro un sistema in cui si vive per lavorare e non si lavora per vivere. Affittare una Casa e magari in zone meno care non ha nulla di negativo. Comprare una casa al di sopra delle proprie possibilità, solo perché i modelli sociali propongono stili di vita Hollywoodiani, può a lungo andare generare infelicità.Raggiungere tali scopi attraverso modi autoditruttivi o illeciti può generare infelicità .E allora perché procedere a rincorrere modelli inesistenti nella ricerca di una felicità inesistente?“Pagare le bollette (che tipo di consumi?) Acquistare il cibo (come e cosa si mangia?)”Continuando, che tipo di consumi siamo abituati ad avere?Quali di questi sono davvero necessari?Quali si possono ridurre?Parlare se si è in famiglia vuol dire fare a meno della tv. Comprare alimenti sani biologici freschi in ogni mercatino rionale o in campagna per chi può rende inutile l’uso del frigorifero.Avere una cucina a legna o a gas evita l’uso del forno.Possiamo vivere riducendo di molto la bolletta dell’elettricità o addirittura farne completamente a meno.

Dato che la mia personale esperienza dice che questo è possibile.Io vivo senza elettricità .In città e senza rinunciare a nulla.Basta modificare le errate abitudini che la società ci ha abituato ad avere e sentire come imprescindibili.Comprare mantenere un auto (per cosa serve?)Andare venti minuti a piedi al giorno é il minimo per sta bene.Camminare evita malattie del sistema cardiocircolatorio.Andare a piedi anziché in auto è un modo per star bene. Sceglierete i mezzi pubblici riduce l’inquinamento.

Quante volte il costo di auto è quello che ci si può permettere e quante quello che non ci so può permettere arrivando a indebitarsi solo per essere all’altezza di una falsa aspettativa sociale?In conclusione : Siamo come viviamoÈ una libera scelta, ma le alternative ci sono e sono tante.Ritrovare la propria dimensione naturale, dare importanza vera alle cose e ai rapporti reali, non inseguire modelli falsi, e riprendersi una naturale dimensione del vivere ci restituisce il tempo.Unica grande ricchezza.

Spegnete la tv il telefono la luce e guardate le stelle.